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Territorio

A pochi chilometri dalla costa tarquiniese e dall’entroterra viterbese, lontano dall’inquinamento industriale e dallo stress cittadino, sorge Monte Romano un piccolo borgo dall’aspetto sei-settecentesco che forse per troppo tempo ha nascosto la bellezza della propria terra; memoria di storie importanti e di grandi civiltà, etrusca e romana, custode di importanti testimonianze, medioevali e rinascimentali, il tutto immerso in contesti ambientali incorrotti che contribuiscono a creare luoghi di grande pregio e bellezza.  L’itinerario che proponiamo si svolge interamente all’interno di questo territorio, ed inizia proprio dal centro storico del paese. Questo, nel corso della sua storia, si è andato sviluppando intorno ad una strada (l’attuale Aurelia bis) e immerso in una valle posta ai piedi della Rotonda, una collina che presenta un aspetto inconfondibile nel paesaggio, per la sua cima formata da querce secolari disposte a corona. Per secoli questo boschetto ha custodito il segreto della vera origine di Monte Romano: qui, infatti, nel punto più alto del territorio 368 m. l.m., sorgeva il primo nucleo abitato, l’antica Arx Montis Romani, un castello del XIII secolo, costruito in un periodo in cui l’attuale paese a valle ancora non esisteva. La sua elevata posizione gli ha garantito nel tempo, una naturale difesa ed un facile controllo sul vasto territorio circostante, nel quale confluivano alcune delle più importanti strade appartenenti al sistema viario etrusco-romano, come la Tarquiniense (o via Latina), e la Clodia. Le notizie certe sull’insediamento della Rotonda, non sono molte: menzionato per la prima volta dalle fonti nel 1344 e poi nel 1371, dovette ben presto entrare a far parte dei domini della Famiglia dei Prefetti di Vico, allora proprietaria di molti castelli della Tuscia, per essere poi completamente distrutto, tra il 1431 ed il 1435, nella guerra tra questa famiglia ed Eugenio IV. Ma prima che eventi così disastrosi si manifestassero, possiamo immaginare questo nucleo inserito al centro di relazioni importanti, instaurate con il territorio e soprattutto con alcuni dei più rilevanti centri abitati della Tuscia medioevale: come il Cstellaccio dell’Ancarano, Orcla (Norchia), Cencelle, e la Rocca Respampani; quest’ultimo rapporto, in particolare, è documentato ancora oggi dall’esistenza di una strada antica ancora conservata all’interno del Poligono Militare in loc. Vallicelle, Banditella e Muracciolo. Altri contatti dovevano, inoltre, esistere con la Guardiola, una torre di avvistamento visibile dalla Rotonda; con l’insediamento medioevale del Torrionaccio, e con il cosiddetto Torrione. Quest’ultimo aveva una funzione di controllo della viabilità che conduceva verso Bieda e Barbarano. Nel 1456, in seguito alla distruzione dell’Arx Montis Romani, questo territorio insieme con la tenuta di Monte Romano e della Rocca Respampani , verrà ceduta all’Ospedale del Santo Spirito in Sassia, che da questo momento inizierà a sfruttare queste terre imponendo su di esse un’organizzazione agricola più razionale; è possibile che , in questa prima fase, le costruzioni ancora presenti sul poggio, anche se in rovina, furono occupate dai contadini che qui lavoravano e che solo in un secondo momento si sposteranno a valle presso la strada (la Corneto-Vetralla), dando origine alla futura colonia di Monte Romano, primo nucleo dell’attuale insediamento. Questo verrà ad organizzarsi introno ad alcune preesistenze, quali una cappelletta dedicata alla Madonna, che ai primi del XVII secolo verrà ampliata a formare la Chiesa dell’Addolorata (consacrata nel 1615) con annesse alcune stanze date in affitto ai contadini che stagionalmente si recavano sul posto a lavorare i campi. Poco distante, sorgeva un’osteria, l’unica struttura adatta ad ospitare i viaggiatori, i funzionari e i tecnici che lavoravano per l’Ospedale del Santo Spirito, la quale possedeva un terreno di 11 ettari,” buono ma di cattivo aspetto”, ed un fontanile, la Fontana dell’Oste. Accanto sorgeva un grande granaio, il Granaio Agucchi (1602) che offriva al nuovo centro la possibilità di accumulare il grano nei periodi di carestia, e al lato opposto della strada una prima zona abitativa, costruita dal complesso Castello Alessandro. Questo nucleo di case rappresenta il primo quartiere residenziale presente nell’abitato; per favorire l’insediamento di nuovi residenti, l’Ospedale del Santo Spirito, aveva offerto varie agevolazioni e si impegnava direttamente a sostenere la costruzione di un forno, un macello, di una pizzicheria e di tutte quello botteghe necessarie a rendere tale nucleo autosufficiente. Purtroppo oggi delle originarie strutture non resta più niente, completamente stravolte dai successivi rimaneggiamenti. Man mano che la popolazione cresceva, attratta dalle nuove possibilità di lavoro, si rendeva necessaria la costruzione di un altro quartiere, che verrà ad ubicarsi a cavallo del monte della Rotonda, tanto da venir chiamato Montecavallo.

E’ soprattutto nel secolo successivo che viene a precisarsi meglio la struttura urbana del paese, con nuovi elementi architettonici: nel 1737, infatti, sono ormai al termine le Carceri, completate e valorizzate più tardi dalla realizzazione della Torre dell’Orologio (1767) disegnata da Antonio Cavalletti; il complesso prevede un prospetto principale scandito da lesene angolari e partiture in muratura, soluzioni che verranno riproposte anche nella facciata verso la piazza principale, per conferire all’insieme una maggiore uniformità. Nel 1770 si assiste alla costruzione della fontana monumentale, la Fontana del Mascherone, nuovo elemento di raccordo e di abbellimento tra la via di Montecavallo e la Chiesa di S.Spirito, quest’ultima costruita nel 1765, su progetto dell’architetto Pietro Sardi responsabile anche della fabbrica dei due Casini laterali, sedi degli amministratori pubblici. Con Borgo Carlino costruito dall’altra parte della Strada, ormai lo sviluppo urbanistico del paese ha subito un forte ampliamento; voluto dal commendatore Ludovico Carlini si risolverà in un lungo corpo di fabbrica, ove erano previste al pian terreno le botteghe e nella zona superiore le abitazioni da destinare ai “nuovi sposi che si faranno con le zitelle” della comunità. L’ultima fase edilizia si ebbe tra il 1787 ed il 1810 quando si realizzeranno le case in linea con il complesso delle Carceri, e gli immobili di fronte alla Chiesa Vecchia.

Lasciando alle spalle il centro storico e proseguendo in direzione sud-est, si raggiunge il Poggio della Rotonda (proprietà dell’Università Agraria di Monte Romano ), che come già osservato, riveste per la storia del paese un grande valore; il suo pregio paesaggistico-ambientale concorre, inoltre, a renderlo una delle mete più apprezzabili della zona. Percorrendo il “sentiero del parco della Rotonda”, si possono apprezzare le varie specie floreali che caratterizzano il territorio: il mandolo (Prunus amygdalus), il melo selvatico (Malus sylvestris), il biancospino (Crataegus monogyna), l’azzeruolo (Crataegus azarolus), dell’albero di Giuda (Censis siliquastrum), il rosmarino (Rosmarinus officinalis), l’olivo (Olea Europea) e il gelso (Morus platani foglia). Si giunge così alla vetta del colle, attrezzata con comode aree pic-nic e barbecue, ad cui godere del magnifico panorama che spazia dal mare, alla Valle del Mognone, fino all’entroterra Viterbese.